martedì 12 aprile 2011

Si mischiano le carte, ma l'asso è sempre lo stesso



La Parigi-Roubaix è corsa fatta apposta per sfatare miti e pronostici. La Parigi-Roubaix 2011, da questo punto di vista, ha mantenuto le promesse: niente è andato come ci si poteva aspettare.
L'inferno del Nord, così chiamano la Roubaix per la sua lunghezza, per la difficoltà, per i tratti in pavé che mettono a dura prova telai umani e meccanici. Niente si può dare per scontato. Ad esempio uno si aspetta che ci sia il fango. È la corsa di Pasqua, stagione delle piogge in nordeuropa che neanche i monsoni in India. Quest'anno invece il caldo è stato tremendo, appiccicoso come la polvere che si alzava sul primo tratto duro della Roubaix, quello che taglia gambe e fa mettere a letto i bambini, la foresta.

Boonen inala polvere
La disfatta ha la faccia di Tom Boonen. Aveva lanciato anatemi e tuonato insulti per la sua squadra al termine del Fiandre. Non lo avevano protetto e avevano lasciato che Chavanel facesse quello che gli pareva infischiandosene degli ordini di scuderia. E’ partito ventre a terra per vincere la sua quarta Roubaix ed entrare nella leggenda, per mostrare al mondo quanto forte fosse la sua accoppiata gamba-carattere. Così forte da scassare la bici all'inizio della foresta, così forte da rifiutare la bici che gli offriva un suo compagno di squadra, così forte da riuscire dopo non molti chilometri a riprendere il gruppo dei migliori dopo aver ingoiato chili di polvere. Ma una giornata storta è una giornata storta, quando il destino ti è avverso la figura da impavido diventa in un baleno figura da pirla. Boonen cade quando, a circa 50 km dall'arrivo, vede il gruppo ad un tiro di schioppo. Striscia per terra, si incupisce, piange ma l'ammiraglia non vuole sentire ragioni. "Zitto e Pedala. Bischero!" si sente rispondere quando con un filo di voce chiede il permesso di ritirarsi. Sarà probabilmente uno degli ultimi ordini che riceverà da quella ammiraglia.

Il secondo capitano della QuickStep
Il Dioscuro, ma forse la Nemesi del naso d’amianto Belga, Chavanel, non ha migliori fortune. Prima buca in un punto inutile, poi casca rovinosamente quando comunque la sua corsa era bella che finita. Due galli che accettano di stare nello stesso pollaio sono l'apoteosi della poca intelligenza: non riusciranno mai ad ingravidare le galline fin quando continueranno a guerreggiare fra di loro. Chavanel e Boonen ne sono la prova. Due capitani = Zero Tituli. Nessuna gallina ingravidata, niente uova, niente frittata, solo pollo gratinato (sull’asfalto).

La fuga dei gregari
La gara però, per fortuna, non si è fermata alle sventure dei due galletti. La Roubaix è stata animata fin da subito da una fuga che si pensava estemporanea rivelandosi invece trascendentale (giusto per mettere due parole così). Davanti c'erano diversi Carneadi ma delle squadre giuste, tutti i capitani avevano dei volani là davanti: Ballan ne aveva uno, Hushovd ne aveva uno, financo Flecha aveva il suo scudiero. Solo il buon Motorino, poraccio, non aveva nessuno. La sua, a partire dal nome, non è una squadra all’altezza, quella Leopard che produce scarpe che a me hanno sempre fatto schifo, fin da bambino. Come pretendi di andare a fare una Roubaix quando il tuo unico gregario di una certa classe è Stuart O’Grady che di anni ne ha 38. Morale, gruppone davanti a aspettare i capitani e il povero ronzino neozelandese a portarsi appresso il capitano favorito. Ma come dicevo in precedenza questa Roubaix non è stata una corsa per i favoriti.

Il treno fischia
Si prosegue in surplace fin quando O’Grady non si sfianca e va a pascolare fieno. Il treno è costretto a fischiare. Carbone nella caldaia rosso crociata e gambe che cominciano a macinare pietre, pietrisco e pavè, la polvere aumenta. Il vagone che si attacca alla locomotiva è quello iridato di Hushovd e dietro i morti si contano a mazzetti. L'elvetico tira ma, quando vede che Thor invece che il Dio del tuono interpreta il ruolo di penato di Troia, si ferma e urla contro il norvegese. I due si fanno raggiungere da Ballan che si porta appresso il vessillo dell'inutilità.

Per i regali aspettate Natale
Sappiamo tutti che Cancellara avrebbe recuperato sul gruppo di avanguardia anche con i mattoni nella bisaccia, ma non gli va di portare cenerentola al ballo col principe. Vi sarebbe piaciuto arrivare all’ultimo chilometro con un filo di gas. "Niente da fare" dice urbi et orbi "non mi porterò dietro il morto nel weekend. Sperate pure nel vostro gregario là davanti, che magari vince e divide il montepremi". Nessuno del terzetto porterà a casa il blocco di pavé, ha deciso Fabian. Alla luce dei fatti, posso pensare che Hushovd ci abbia visto lungo: il suo compagno, Van Summerend, è davanti e fra gli avanguardisti è il più forte sul pavé. Non giustificherò mai Ballan. Quinziato si era sfiancato e non aveva nessuna possibilità di vittoria, il suo scatto barbino ai dieci chilometri dal traguardo lo ha dimostrato. Se il tuo compagno ti sta aspettando avanti, devi provare a raggiungerlo e devi vincere per dare lustro al suo lavoro. Così non ha vinto Cancellara, ma neanche Ballan. Avrai anche talento, anche se io dubito, Alessandro, ma la mancanza di intelligenza non è giustificabile.

Superpotenza cisalpina
Preciso, potente, intelligente. Cancellara sembrava Marc Girardelli. Motorino era di gran lunga il più forte e l’ha dimostrato con lo scatto con cui ha colmato trenta secondi di svantaggio in due chilometri e si è andato a prendere il secondo posto, dietro Van Summerend. Che ci vuoi fare Fabian, quando i tuoi avversari non hanno la tua classe preferiscono non farti vincere piuttosto che combattere da uomini.

And the winner is...
E ora alcune menzioni della stupidità che tanto ci piace.
Sicuramente degno di nota il capolavoro di Cavendish, che non è riuscito ad arrivare neanche al primo rifornimento che già elemosinava passaggi per andare a mangiare la mostarda a Dijon. No ragazzo mio, la Roubaix non si può improvvisare, non è questa una corsa per Lord Ragazzini, ma per barbuti tagliagole.
Immutata stima e ammirazione per le corse quando organizzano i francesi. Sanno movimentare tappe con salite estenuanti ma con arrivi in discesa o con gendarmi che si piantano in mezzo la strada proprio nel bel mezzo di una volata. Domenica ci hanno pensato le moto. Per avere un'inquadratura che a casa dicessero “bella la regia francese”, cameraman e centauro prima hanno rischiato di essere tamponati da Cancellara in pieno scatto (e se li prendeva erano cazzacci loro) poi hanno sbattuto per terra Quinziato.
Bravi, complimenti!

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