lunedì 26 settembre 2011

Tutto facile. Cavendish butta giù i birilli del biliardo danese.

Campionati mondiali di Ciclismo su Strada, Copenhagen 2011. Peppe Granato non poteva trovare occasione migliore per interrompere la sua sfrenata vacanza fatta di cucine speziate, esemplari femminili esotici e fiaschi del miglior rum del continente sudamericano.

Del tracciato danese si parlava da mesi. Mentre i ciclisti facevano fondo in altura che nemmeno un kenyota; mentre Ivan Basso passava il tempo fotografando i sui gioielli Santiago e Domitilla o spaccandosi il grugno in discesa; mentre Moser si impegnava ad addobbare i suoi cappotti con stelle di latta e ad avviare le trebbiatrici padane invece che bere la sacra acqua del Po; mentre i medici guardavano in controluce le lastre con gli ossi rotti di Bennati; mentre tutto questo passava (giustamente) inosservato, già si parlava di chilometri troppo dritti, di un percorso piatto come un panno verde e di un Cavendish pronto a colpire il boccino in un mondiale costruitogli su misura.

Questa sensazione era però diventata minoritaria col passare dei mesi: gli scalatori si allenavano a cronometro, Basso, rendendo grazie a Dei celtici, si toglieva smodate soddisfazioni al Giro di Padania, Moser lucidava i suoi stivali in pelle di molisano e i bookmaker davano la coccarda da favorito a Gilbert che, in quel breve falsopiano, avrebbe dovuto fare il vuoto dietro di sé. Strano questo netto cambio d'opinione. Non c'erano stati smontamenti o mutamenti della crosta terrestre, il piano non era diventato irto né l'irto diventato piano. Ciò che era cambiato era solo il favorito. Il pronostico giusto è stato quello della prima ora, di quando, cioè, i velocisti ancora non avevano gonfiato i muscoli, Basso si faceva fare i massaggi pregustando la vittoria al Tour de France e Moser masticava avido il tabacco delle vallate Piacentine.

Un uomo della mia età avrebbe potuto tranquillamente non esporsi all'umidità vichinga, alle zuppe d'anguilla e alle insulse tartine smørrebrød per assistere al mondiale più monotono degli ultimi anni. Due fughe caratterizzano le cinque ore scarse di corsa, di tutti i nomi che si alternano là davanti l'unico che ricordo è quello di Lastras che succhia le ruote ai colleghi di altre nazioni intenti a fare da volano ai loro connazionali meno avvezzi alle volate. Il gruppo però, fino all'ultimo giro, è lì sornione con la Gran Bretagna ad alternare uomini in avanti perché, come sanno quelli che corrono per la squadra favorita, si deve arrivare al traguardo a braccia alzate. C'è qualche caduta importante , come quella che mette a tappeto un personaggio inutile come Frank Schleck oltre al campione del Mondo Hushovd, e qualche episodio divertente: Chavanel che si cambia una scarpa in corsa mantenendo comunque contatto col gruppo, il tentativo di un inedito tandem iraniano-marocchino di riprendere i fuggitivi che dura quanto un cicchetto di Dammel Dansk.

L'unica cosa degna d'attenzione è l'andatura forsennata che al tredicesimo giro sfiora i cinquanta orari di media. Quando il gruppo è portato su da Millar lo strappo con le fughette è ricucito anche se un piccolo manipolo di tentiamolafortunachenonsisamai capitanato dal solito Voeckler e inseguito dal mai domo Johnny Hoogerland prende qualche metro di vantaggio.

Quando mancano sette chilometri Wiggins non ce la fa più a vedere questo scempio e si mette in prima linea con i quattro fuggitivi nel mirino. Diciassette secondi e davanti torna il treno d'Albione che incendia l'asfalto con presunzione Michelangiolesca. Dura poco, il treno si sfalda, e a tirare ci pensano gli Australiani, più per memoria Commonwealthiana che come scorta al cadetto Goss. Quando mancano quei famosi duecentocinquanta metri e tutti si aspettano un Gilbert che non arriva, ecco come un'ira di dio farsi spazio a spallate Cannon Ball che prende la coda di Goss e gli si stampa in faccia una foto ricordo iridata a braccia alzate. Dietro Greipel che batte per tre formiche e una mollica di focaccia di Cecina il rosso crociato Cancellare (il mio Fabian rischia il Bronzo in volata?).

Risultato: Cavendish, Goss, Greipel. Ma lo strappetto non doveva penalizzare i velocisti?

E gli Italiani? Hanno fatto schifo. Ma, nonostante il fumo negli occhi di Modolo, Viviani e Bennati questo già lo si sapeva dai tempi della transumanza primaverile, dei tweet fotocopia di Ivan Basso e dell'autarchia triveneta di Moser.

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